mercoledì 28 settembre 2011

Il Dio Alieno della Bibbia

E' finalmente uscito il tanto atteso nuovo libro di Mauro Biglino "Il Dio Alieno della Bibbia", seguito dell'ormai noto "Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia".


Dalla traduzione letterale degli antichi codici ebraici

Aurore: Mauro Biglino

Editore: Uno-Infinito Editori

Lo trovi qui: http://www.unoeditori.com/ecom/article/il-dio-alieno-della-bibbia

Chi erano veramente gli angeli? Satana e Lucifero sono veramente esisti o sono una invenzione teologica?

Dopo “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”, Mauro Biglino continua la sua ricerca per liberi pensatori con il “Dio Alieno della Bibbia”.

Questo libro che parte sempre dall’analisi dell’Antico Testamento prosegue il racconto di ciò che è stato volutamente celato o variamente interpretato per evitarne i potenziali effetti dirompenti.

Lo studioso attraverso queste pagine ci porta a formulare incredibili risposte a diversi quesiti come: Che cos’erano in realtà i Cherubini? I due racconti della creazione dell’uomo contengono riferimenti al DNA alieno e umano? Che cosa è veramente successo nell’Eden? Da dove sono giunti i Nefilìm (i giganti)?

Tutto ciò che fino ad ora credevamo di sapere potrebbe non corrispondere alla realtà…

L’autore Mauro Biglino è stato realizzatore di prodotti multimediali di carattere storico, culturale e didattico per importanti case editrici italiane e riviste. Studioso di storia delle religioni è stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera da scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse. Da oltre 10 anni si occupa inoltre di Massoneria in quanto riconosciuta come organizzazione iniziatica e simbolica che ha avuto notevole influenza nella storia dell’occidente.

“Il Dio Alieno della Bibbia” è il suo quarto libro preceduto dal libro rivelazione “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”, “Resurrezione Reincarnazione”, “Chiesa Romana Cattolica e Massoneria”.



venerdì 23 settembre 2011

La luce è e sarà sempre

Trascorsi ormai 10 mesi dal tanto discusso "Colloquio con l'anima di una gnostica" desidero pubblicare un messaggio recentemente canalizzato dalla stessa Rosalba Biancini. A seguito del precedente colloquio, le sue capacita' di channeling sono notevolmente aumentate, evidenziando meglio la figura dello Spirito, Ara Nnar, che gia' nel primo colloquio si celava dietro la figura dell'Anima.
Buona lettura!

BUONGIORNO AMICI, Fratelli in Spirito,
voi vi chiamate UOMINI, ma non avete nulla dell'UOMO che ha portato la vita in questo, una volta bellissimo, pianeta
QUEGLI UOMINI NON CREARONO COPIE DI SE STESSI, MA ABITARONO SEMPLICEMENTE QUESTO PIANETA, CREANDO DEI CORPI SEMI-MATERIALI DOVE ENTRARVI, AIUTATI IN QUESTO DA UN TIPO DI ANIME ADATTE che convenzionalmente oggi potremmo definire "BIANCHE".
Questi UOMINI abitarono questo pianeta per millenni. Il corpo di questi UOMINI è inimmaginabile adesso, essendo che in questi corpi operavano tranquillamente in UNITA' E PIENA POTENZIALITA' LO SPIRITO, L'ANIMA ACCOMPAGNATRICE, E LA MENTE CHE, A SUA VOLTA, ACCOMPAGNA OGNI ANIMA "INCARNATA".
Altre ENTITA' MOLTO DIVERSE DALLO SPIRITO DI UOMO, scimiottarono i corpi che L'UOMO aveva creato per sè, venendosi a creare, in maniera tremendamente innaturale una diversità tra i nostri corpi originali e quelli scimmiottati, pesanti e corruttibili.
QUESTE ENTITA' PER ANIMARE I LORO CORPI SI SERVIRONO DI ANIME CHE, PER UNA DEFEZIONE ALL'INTERNO DELL'UNIVERSO SPIRITUALE ERANO RIMASTE "SBANDATE", CONVENZIONALMENTE POSSIAMO DEFINIRE QUESTE ANIME COME "NERE".
I corpi degli Spiriti dell'Uomo si accoppiarono con i corpi degli altri Spiriti, portando così una degenerazione dei corpi "perfetti" dell'Uomo dopo un cataclisma planetario che voi chiamate il diluvio o la distruzione di atlantide gli UOMINI tornarono tra le "stelle" abbandonando la loro "creazione".
I corpi degenerarono fino a diventare corruttibilissimi.
Le Anine Bianche rimasero in poche per aiutare i pochi Spiriti di Uomo rimasti, il Maligno, il Deficiente Universale, incominciò ad imperare in questo mondo, come ancora, ma per ben poco, continuerà a fare...
RIMASE UNO SPIRITO DI UOMO ORIGINARIO INCARNATO CON LA SUA ANTICHISSIMA E NOBILE ANIMA BIANCA.
QUESTO SPIRITO RINCHIUDE IN SE' SACERDOZIO E FECONDITA'
SPIRITO LEALE A DIO ALTISSIMO INCONCEPIBILE A QUALSIVOGLIA MENTE INCARNATA.
Questo Spirito ha sopportato per l'umanità migliaia di anni di incarnazioni per evolvere la sua Mente e per aspettare la sua ANIMA PROCREATRICE, OSSIA UN'ANIMA PRIMORDIALE VERGINE E SELVAGGIA, IMMUNE DA GIOCHI DI POTERE E DEFEZIONI, UN'ANIMA GENERATA PER PROCREARE CON QUESTO SPIRITO, CHE E' UNO SPIRITO DESIGNATO DALL'ORIGINE DELL'UNIVERSO A QUESTO SCOPO, CONVENZIONALMENTE QUESTA ANIMA POTREMO DEFINIRLA UN'ANIMA "BLU".
Questa Anima fece la sua prima comparsa in terra materiale 800 anni fà circa, per incominciare a costruire il suo corpo in forma terrestre...
Ora questa Anima è incarnata in forma apparentemente di donna umana a tutti gli effetti, mentre lo Spirito Patriarcale è occultato in un corpo assolutamente fuori dalla portata di caccia della merda e degli infami dell'universo...
LE LORO MENTI STANNO INIZIANDO A FONDERSI
Gli infami hanno iniziato a tremare........
Nel tempo materiale di 3-400 anni terrestri i loro corpi incarnati saranno compatibili e giustamente modificati per creare le due creature che modificheranno, tramuteranno, il "male" come oggi conoscete e ristabiliranno la creazione originaria in questo pianeta...
Tanto vi dovevo comunicare
grazie per la lettura
LA LUCE E' E LA LUCE SARA' SEMPRE, vostro servo Ara Nnar
(canalizzato da Rosalba Biancini)

martedì 20 settembre 2011

La Cronaca di Akakor - parte VI - di Maurizio Rucco

La Cronaca di Akakor è la storia degli Ugha Mongulala, come i nostri Primi Maestri discesi dal Cielo chiamarono il mio popolo. Tramite la Cronaca, viene rivelato ciò che per i barbari bianchi è nascosto e misterioso: il periodo in cui gli Dei erano sulla Terra, le dimore sotterranee lasciateci da Loro, le gesta di Ina il primo principe e diretto discendente, l'impero di Lhasa loro figlio, le grandi catastrofi, l'arrivo dei Goti con le loro navi, il declino dell'impero, l'alleanza con i tedeschi.

Le schermaglie tra noi ed i bianchi continuavano incessantemente, anche se rare erano le grandi battaglie. Una avvenne nel 1936 d.C., quando una spedizione uccise tutta la tribù alleata dei Cuori Neri e ne saccheggiò le tombe in cerca d'oro; il nostro popolo gridò vendetta ed il principe Sinkaia si mise alla testa degli Ugha Moungulala e con guerrieri scelti attaccammo un villaggio di bianchi chiamato Santa Maria; uccidemmo tutti, solo tre donne scamparono all'attacco e furono fatte prigioniere, ma tre di esse annegarono nel fiume tentando di scappare. Reinha la donna rimasta viva, veniva da un paese lontano chiamato Germania, portata dai suoi capi per convertire le tribù degenerate al simbolo della croce; subito si guadagnò la fiducia della mia gente, aiutando i feriti e discorrendo con i sacerdoti per scambiare informazioni sul testamento dei Maestri. Il principe Sinkaia, primogenito di Uma discendente di Lhasa figlio degli Dei, la osservava con attenzione, nutrendo un forte affetto per lei, finchè lei saputo ciò, rinunciò alla croce, per diventare Principessa. Nel 1937 Reinha diede un figlio a Sinkaia, e nacqui io Tatunca Nara, il primogenito. Quattro anni dopo Lei tornò a casa, prese accordi ad Est, sull'Oceano, e con una nave partì come nostra ambasciatrice; dopo ventidue lune tornò con tre capi del suo popolo e concordammo un patto: la tribù moriva di fame sotto i colpi dei bianchi, ma i tedeschi promisero di tornare con un esercito armato con l'intento di sgominare tutti i nostri nemici, ed a quel punto loro si sarebbero tenuti tutte le città costiere e noi tutte le regioni del Grande Fiume, un tempo nostre. Tornammo allegri e facemmo grandi feste, animati dalla speranza dataci. Tra il 1941 ed il 1945 continuarono ad affluire soldati tedeschi: si imbarcavano in una città chiamata Marsiglia, ed a bordo di una nave che si muoveva sott'acqua giungevano alla foce del Grande Fiume, dove li aspettavano i nostri alleati che li accompagnavano da noi tra il Brasile ed il Perù, dopo un viaggio che durava circa cinque lune. Portavano con loro armi che maneggiammo per la prima volta, cannoni, fucili, pistole, granate, e strane tecnologie come barche gonfiabili, case di plastica, occhiali per vedere da lontano, strani gas mortali.

Ci preparammo per il grande attacco finale, fiduciosi che dal mare un impressionante legione di tedeschi alleati ci avrebbe supportato: eravamo dodicimila pronti a tutto. Ma l'ordine di attacco non venne mai dato, giunse un ultimo gruppo di tedeschi con tristi notizie, essi avevano perso!

Forze immani avevano distrutto il loro paese e nessuno sarebbe venuto ad aiutarci.

Ci ritirammo, ma dovemmo decidere che fare dei soldati tedeschi che non avrebbero mai più potuto tornare a casa.

Essi non conoscevano il Testamento degli Dei, non comprendevano la nostra lingua, né la nostra scrittura. Infine Reinha ebbe la meglio al Gran Consiglio, impose la sua volontà, e, come i Goti 1500 anni prima, divennero parte integrante del mio popolo.

I Sacerdoti fecero un ottimo lavoro, unirono i simboli della scrittura dei nostri Padri, con le lettere dei soldati, ed adottarono alcuni vocaboli della loro lingua, così in breve la comunicazione non fu un ostacolo utilizzando la nuova lingua tedesco/quechua; inoltre per facilitarne l'integrazione, ad alcuni dei loro capi vennero affidate alte cariche amministrative.

Essi ci cambiarono la vita, usando il legno per fare letti tavoli e sedie, migliorarono i nostri telai insegnando alle donne a tessere nuovi abiti coprenti tutto il corpo, disboscarono due valli e vi piantarono patate e grano, allevarono grandi mandrie di pecore, e, più importante, formarono le loro famiglie dando ai loro figli, come nostra tradizione, nomi di animali selvaggi, di forti alberi, di torrenti veloci, di alte montagne.

Facevano sempre e bene il loro dovere.

Alla fine di ogni Luna, si riunivano per una festa sulla cima del Monte Akai, cantavano canzoni della loro terra e bevendo il succo di mais fermentato si cimentavano in tornei di un gioco chiamato Scacchi, facendo festa fino a notte fonda, per poi tornare in piena serenità alle loro abitazioni e riprendere la vita con le loro famiglie.

Articolo di Maurizio Rucco.


martedì 13 settembre 2011

La Cronaca di Akakor - parte V - di Maurizio Rucco

All'inizio del millesettecento la guerra alle frontiere, ad ovest del nostro territorio attraversava un temporaneo periodo di calma. Gli Spagnoli erano stanchi delle terribili battaglie sopportate e rinunziarono a tentare d'insediarsi nella regione orientale delle Ande, tralasciando così d'attaccare Akakor; oramai v'era solo una vasta terra di nessuno sorvegliata solo dai nostri esploratori, ma, se e' vero che gli Spagnoli smisero d'attaccarci alla sinistra del nostro impero, non smisero da destra ed anzi, risalendo il Grande Fiume, raggiunsero gli accampamenti delle Tribù Elette nostre alleate, le quali, ricordando l'atroce fine degli Incas, divennero prudenti, ed evitarono lo scontro con il nemico in campo aperto ripiegando nella foresta, lasciando i villaggi deserti e colpendo poi con imboscate, così che i nemici trovarono solo macerie e dovettero patire i disagi della fame e della sete; la natura li uccise e noi contribuimmo con le nostre frecce avvelenate.

Mentre l'ottimismo saliva, accadde un fatto inaspettato: molte Tribù Alleate periferiche non vollero più obbedire al Testamento degli Dei, e cominciarono ad adorare il simbolo della croce. Iniziò la Tribù della “Facce Storte”, che contava ottantamila uomini, a tradirci dichiarandoci guerra; a loro si unirono la “Tribù della Gloria Crescente” e la “Tribù degli uccisori di Tapiri”: noi tentammo di sfuggire loro, ma fecero una carneficina e solo pochi di noi scamparono alla morte rifugiandosi nelle regioni maggiormente inaccessibili; con il passare dei secoli i loro discendenti si unirono alle tribù selvagge, conservando solo la pelle bianca dei servitori degli eletti, testimonianza della loro origine divina. Ci salvammo con una tattica vincente: i nostri guerrieri scelti, dipintisi con i colori delle tribù ribelli, uccisero i nemici bianchi lasciando dietro segnali delle tribù traditrici, così loro si vendicarono crudelmente su quelli che fino ad allora erano stati i loro alleati, trucidandoli tutti.

L'oscurità s'avvicinava ad Akakor ma prima di toccare i nostri confini, si scagliò sulla nostra nazione sorella Akahim.

Le Tribù Alleate prima del loro annientamento ne rivelarono la dislocazione agli Spagnoli, ed il loro Gran Consiglio dovette fare la nostra stessa gravosa scelta, ritirarsi.

Di nuovo un evento senza precedenti accadde: le donne abbatterono il Gran Consiglio, presero il potere sotto la guida della coraggiosa Mena, e costrinsero gli uomini a prendere archi e frecce per l'attacco, guidati da loro stesse e dalle loro frecce incendiarie; fu un capitolo glorioso ma le morti da ambo le parti erano incommensurabili, resistettero per anni ma alla fine dovettero ripiegare nelle dimore sotterranee.

Oggi vi sono circa diecimila “Amazzoni”, così venivano chiamate, che vivono sotto terra nelle montagne di Parima, emergendo solo raramente per cacciare ed accudire i loro campi. Una discendente di Mena è il sovrano assoluto, circondata da un Alto Consiglio composto solo da donne, che hanno nelle comunità le più alte cariche, gli uomini sono semplici soldati o lavorano i campi. Hanno ancora il “Testamento degli Dei” che li guida spiritualmente, ma ci sono rilevanti differenze: nella mia città, ad Akakor, le donne sono serve fedele degli uomini, felici del loro compito e di dedicarsi alla famiglia con amore, ad Akahim invece, non esiste il matrimonio, le donne si uniscono ad un uomo solo durante la gravidanza, poi lo respingono; dal dodicesimo anno d'età le ragazze vengono addestrate alla guerra e all'amministrazione della città, i ragazzi divengono schiavi costretti a lavorare infelici per tutta la vita. Molti di loro scappano tentando di raggiungerci, per unirsi con le nostre ragazze ed avere una compagna fedele con cui formare una famiglia.

Gli Dei si facevano attendere, i barbari bianchi lentamente ma inesorabilmente avanzavano, come formiche, conquistando la Grande Foresta,ed integrandola nel loro Impero. Ma noi, gli Ugha Mongulala, non eravamo battuti: vivevamo ancora secondo le leggi di Lhasa e protetti dalla saggezza e dalla divina conoscenza dei nostri primi Maestri, seguivamo il nostro sacro “Testamento degli Dei”.

Niente del Testamento andò perduto, né le loro conoscenze né i loro documenti con scritti misteriosi, mappe e disegni fatti dagli Dei raffiguranti l'enigmatica preistoria del nostro pianeta.

Una delle carte mostra, che la Luna non è la prima e neanche l'unica nella storia della Terra; la Luna che conosciamo cominciò a girarci intorno centinaia di migliaia d'anni fa, quando il mondo aveva un'altra faccia. Ad Ovest esisteva una grande isola, ma durante la prima Grande Catastrofe, causata dalla guerra tra le due razze di Dei, sparì sotto un'immensa massa d'acqua; la devastazione colpì non solo noi, ma anche i mondi di Venere e Marte, così come li chiamano i barbari bianchi.

I nostri sacerdoti avevano appreso il movimento delle stelle, sapevano far volare oggetti nello spazio, aprire il corpo di un malato senza toccarlo. Sapevano comunicare col pensiero a grande distanza, non i particolari, ma i loro sentimenti, la tristezza o l'allegria.

Il mio popolo non teme il confronto con i bianchi su temi spirituali: loro sanno fare prodigi e grandi cose, ma non hanno fatto nulla di più di quello che fecero gli Dei, e, cosa più importante, non hanno saputo conquistare la felicità in vita, che da noi è stata sempre semplice e serena grazie agli insegnamenti dei Padri Celesti: i sentimenti passeggeri ci sono estranei, la felicità la tristezza il calore ed il freddo non hanno alcun significato per noi, siamo realmente liberi. Solo chi conosce questa verità, il vero significato della vita e della morte, può entrare nella seconda vita, perché il nostro vero io, l'Io essenziale, non e' soggetto al tempo né allo spazio, non lo si può distruggere e non conosce la nascita o la morte, al contrario di voi, dove con la morte tutto finisce. Noi abbiamo un solo scopo nella vita, servire la comunità, e due nemici principali, l'avidità e l'ira. Per i nostri Padri tutti gli uomini hanno pari dignità.

Noi conserviamo in una grotta segreta tutto ciò che ci hanno lasciato gli Dei, ed i loro insegnamenti sono incisi in un materiale verde azzurro sconosciuto che né l'acqua nè il fuoco possono distruggere; conserviamo il vestito di Lhasa, le sue armi ed il bastone da sovrano; dei Goti conserviamo le teste di drago delle loro navi, i loro elmi alati di ferro, le loro armature e spade. Vi sono inoltre vasi, manufatti e strumenti musicali, fra cui dei grandi corni fatti di conchiglie che usiamo nelle cerimonie funebri: il loro suono profondo e triste accompagna l'essenza dell'Io sulla sua strada verso la seconda vita.

Vi sono infine molti oggetti preziosi una volta posti nei templi, ed i vestiti, le armi ed il simbolo, una croce nera su un tessuto bianco, dataci dai nostri ultimi alleati, che ci trovarono nel 1941 d.C.: i Tedeschi.

Articolo di Maurizio Rucco.


lunedì 5 settembre 2011

La Cronaca di Akakor - parte IV - di Maurizio Rucco

Il Credo della tribù eletta dagli Dei, si differenzia fondamentalmente dalla falsa fede dei barbari bianchi. Essi adorano la proprietà, la ricchezza ed il potere come un Dio e pensano che nessun sacrificio sia troppo grande pur di avere più del proprio vicino; invece i nostri Dei ci hanno insegnato come vivere e come morire. C'insegnarono che il corpo nasce e perisce, trasformato giorno dopo giorno dall'alimentazione e, per questa ragione, non può rappresentare la nostra vera vita. I nostri sensi dipendono dal nostro corpo, e sono portati da lui come la fiamma di una candela: quando la candela si spegne anche i sensi si spengono, perciò anche loro non possono rappresentare la vita Reale. Il nostro corpo, quanto i nostri sensi, sono soggetti al tempo, nel tempo mutano e solo la Morte è il mutamento definitivo, in quanto essa distrugge ciò di cui possiamo fare a meno.

Il vero Io, l'Essenza, è al di fuori del tempo. E' immortale. Dopo la morte del corpo ritorna da dove era venuto: come il fuoco usa la candela per rendersi visibile, così l'Io usa il corpo per rendere visibile la sua vita. Dopo la morte, il vero Io, ritorna al principio del tempo, all'origine del mondo, nel grembo dell'Assoluto, nell'Eternità.

L'uomo fa parte di un immenso e misterioso disegno cosmico che si svolge nei cieli, diretto da una legge eterna; i nostri Primi Maestri conoscevano questa legge e ci insegnarono i segreti della seconda vita, che la morte del corpo è insignificante e che solo l'immortalità dell'Io è importante, libero dalla materia e dal tempo.

Alla metà dell'undicesimo millennio, intorno al 600 d.C., per il vostro calendario, l'impero degli Ugha Moungulala superò il suo zenit. Le tribù selvagge espugnavano le fortezze di frontiera, vi erano rivolte nelle tribù alleate, l'avvento sempre più incalzante dei barbari bianchi, e gli Incas, antichi fratelli oramai divenuti dei nemici idolatri, giunsero fino alle mura di Akakor; ma ecco che, ancora una volta, quando più lo necessitavamo, una notizia giunse a noi: strani valorosi guerrieri stavano risalendo impetuosamente il Grande Fiume, con le loro mogli e figli, alla ricerca dei loro Dei. Fu cosi' che giunsero a noi i Goti.

Essi erano i discendenti di Samon, che atterrò migliaia d'anni prima sulle rive del Nilo, ed anche loro erano, quindi, nostri fratelli, figli dei principi del Cielo. Il loro capo, Cacciatore Selvaggio, era saggio e coraggioso: quando tutto sembrava finito per loro dopo millenni della loro storia a causa di un massiccio attacco di uno straordinario popolo, i Vichinghi, egli li salvò, stringendo all'ultimo un' alleanza che, tuttavia, li costrinse a partire; così navigarono per trenta lune all'affannosa ricerca delle loro origini; esplorarono tutti gli angoli del pianeta, finchè ci trovarono nel 570 d.C.

I Goti erano oltre mille, soldati esperti, ed abilissimi agricoltori e tessitori. Ci insegnarono l'utilizzo del Ferro, metallo a noi, che lavoravamo solo oro argento e bronzo,sconosciuto. Grazie alle corazze così ottenute, sgominammo gli avversari, e grazie all'uso intensivo di nuove sementi e tecniche di coltivazione, il nostro impero rifiorì.

La pace durò quasi mille anni dal 570 d.C., dove solo noi e i discendenti di Viracocha il figlio ribelle degenerato, gli Incas, avevamo diviso il territorio, ed in pace ed armonia governavamo, anche se solo da noi vigevano le leggi lasciateci dai Principi Celesti.

Nel 1531 d.C. giunsero notizie di un popolo con la barba che navigava su grandi battelli, alti, bianchi, forti e poderosi come Dei; pensammo ad un loro ritorno ed organizzammo fuochi festosi, la gioia si diffuse ovunque, gli Dei erano tornati! Fu un crudele inganno, i barbari bianchi come ancora oggi li chiamiamo, distrussero l'impero degli Incas, uccisero uomini donne e bambini a milioni, eressero templi con la croce.

I giorno terribili cominciarono, quando il Sole e la Luna si scucirono, diventando rossi come sangue.

Cinque anni dopo il loro arrivo l'impero Inca era in rovina, pochi sopravvissero, alcuni furono fatti schiavi, ed altri scapparono nella foresta trovando rifugio da noi, fra le nostre mura; ma un giorno gli Spagnoli, così venivano chiamati i barbari, seppero di noi popolo eletto e vennero a cercarci. Il Principe Umo ed i più vecchi del consiglio decisero la ritirata, per quanto molti furono di parere contrario. Le città di frontiera vennero distrutte, ed anche Machu Pichu, la città sacra di Lhasa, venne abbandonata; file di portatori trasportarono per i ripidi passaggi delle montagne, gioielli, offerte, oggetti preziosi e tutte le provviste ad Akakor, tutte le entrate alla città vennero accuratamente nascoste e bloccate da pietre enormi.

Molti bianchi tentarono di avvicinarsi ad Akakor ma tantissimi di loro morirono a causa delle frecce avvelenate delle tribù alleate e per le malattie contratte nella Foresta. Solo un gruppo raggiunse i dintorni della capitale; sul monte Akai, a tre ore di distanza a piedi da Akakor, si svolse una memorabile battaglia, che si protrasse per molto tempo. Un giorno, infine, un' imboscata al nemico li costrinse alla resa, molto di loro perirono, ma alcuni vennero incatenati e condotti in città, dove venivano guardati con un misto di orrore, reverenza e disprezzo. Il Sommo Sacerdote parlò loro domandando il motivo di così tanto sangue e violenza, ma il cuore dei barbari bianchi era troppo duro per comprendere, ed impiegarono molto tempo prima di capire la loro sorte: lavorare incatenati nelle miniere d'oro e di argento, fino alla fine dei loro giorni.

Articolo di Maurizio Rucco.


domenica 4 settembre 2011

La Cronaca di Akakor - parte III - di Maurizio Rucco


Nel 10481 a.C., secondo il calendario dei barbari bianchi, gli Dei abbandonarono la Terra. Essi chiesero ad Ina, il loro confidente, di mantenere vivo il ricordo, e di trasmettere per sempre i loro principi nel nome della loro fratellanza. Ora il sacro dovere era accompagnare il popolo eletto, gli Ugha Mongulala, nelle dimore sotterranee, affinchè siano al sicuro dalla catastrofe che stava per venire. L'impero, che si estendeva in quasi tutto il sud america comprendeva 362 milioni di persone, e, fra loro, 2 milioni erano della tribù eletta, scelta dai nostri Padri provenienti dal Cielo. Tredici anni dopo, come annunciato, la catastrofe arrivò e fu immane: non vi erano più stelle, sole e luna,caos e buio ovunque, dal cielo colava resina, e nel crepuscolo gli uomini si uccidevano fra loro per procacciarsi il cibo.
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Chi la provocò? Esisteva un altra razza: erano simili agli uomini, con la pelle rossiccia, lunghi capelli, cinque dita alle mani ed ai piedi, ma sulle loro spalle crescevano teste di serpenti, tigri, falchi ed altri animali, disponevano anche loro di una scienza avanzatissima pari agli Dei, e governavano su un immenso impero. Usarono armi potenti come il Sole, nella loro guerra, ma la tribù eletta si salvò grazie ad Akakor inferiore. La faccia dell'intero continente venne deformata dai terremoti che mieterono milioni di vittime, ed anche il clima e le stagioni cambiarono radicalmente da quei giorni. Tutto ciò che vi era in superficie venne spazzato via, ed anche molte città sotterranee subirono gravi danni; i sopravvissuti vissero come bestie per migliaia d'anni, finchè nel 6351 a.C., le tribù degenerate si allearono, per sconfiggerci ed uccidere il principe Uma, il nostro reggente, e vi riuscirono così i gran sacerdoti, che divennero corrotti, non trasmisero più l'antica sapienza, ma si sentirono onnipotenti e trascinarono ai più crudeli sacrifici, e all'idolatria il popolo. Fu terribile, solo pochi di noi, riuscirono a chiudersi dentro alcune città sotterranee per trovarvici rifugio e resistere ancora per migliaia d'anni, mentre in superficie la degenerazione era al suo apice. Gli Dei dall'alto assistettero a questa sciagure, ma un giorno il loro sconforto crebbe a tal punto che decisero di punire l'uomo: inviarono una enorme stella con una lunga coda rossa coprente tutto il cielo, più luminosa di mille soli, per distruggere tutta la creazione, uomini piante ed animali. Piovve per tredici lune e ogni cosa affogò, tranne i sopravvissuti delle tribù elette, al riparo in basso nei loro rifugi. Solo Madus, un uomo coraggioso, osò risalire in superficie per osservare l'orrore; non v'era più nulla di vivo a perdita d'occhio, tranne della vegetazione e pochissimi animali. Egli in preda alla tristezza e all'ira strappò quei pochi alberi rimasti integri, e vi formò una zattera su cui accolse una coppia di animali per ogni specie che incontrò. L'acqua crebbe per tredici lune, non vi erano più montagne oramai, sommerse dalle furie delle acque, ma improvvisamente, le nubi si squarciarono comparve il Sole e con lui, i Primi Maestri, che come avevano preconizzato “Quando la disperazione giungerà al culmine Noi torneremo”! Madus liberò gli uccelli e gli animali e rientrando ad Akakor annunciò la fine dell'Era del Sangue. Nel 3166 a.C., gli Dei attesi con tanto desiderio, quindi, tornarono; rimasero tre lune ma due di loro si fermarono con noi,i loro nomi erano Lhasa e Samon che volò ad Est dove fondò il suo impero. Lhasa con i sopravvissuti ricostruì l'antico splendore, si fecero nuovi confini, case e fortezze, si consolidò l'alleanza con un popolo a noi confinante gli Incas, ed infine si costruì una città santa Machu Picchu: fu un impresa titanica e quattro generazioni bastarono a malapena per completarla, ma al termine Lhasa vi si trasferì e regnò per trecento anni creando uno stato possente come solo un Dio potrebbe fare; Egli poteva anche cambiare il suo aspetto a comando e tutti vi si inchinavano. Lhasa volò molte volte da Samon a Est, con uno strano veicolo che passava sulle acque e sulle montagne; Samon aveva edificato il suo regno all'imbocco di un grande fiume che viene ora chiamato Nilo, e Lhasa per permettere degli scambi tra le due terre costruì Ofir , dove il Rio delle Amazzoni si congiunge al mare, e la città divenne in breve ricchissima, grazie al nostro oro ed argento, scambiato con preziosi papiri, pietre verdi meravigliose e legni e tessuti pregiati, di cui erano colme le imbarcazioni del popolo di Sarmon; per ben mille anni durò il suo splendore, poi venne conquistata ed incendiata, ma noi ad Akakor abbiamo conservato alcuni di quei beni, ed anche due straordinarie macchine volanti metalliche. Un giorno per noi nefasto, trecento anni dopo il suo arrivo, Lhasa prese la sua macchina volante, ed il principe, dopo aver dettato i suoi ultimi voleri agli anziani, partì verso le stelle. Ma noi ad Akakor, e circa 500 anime ancora presenti ad Akahim, situata nel sottosuolo fra Brasile e Venezuela, e collegata ancora con noi con una galleria sotterranea, sappiamo che torneranno ad aiutare noi, i loro fratelli: perché così è scritto nella Cronaca, e cosi sarà.

Articolo di Maurizio Rucco.

La Cronaca di Akakor - parte II - di Maurizio Rucco

(disegno di Erika Ajovalasit)
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La Cronaca di Akakor comincia nell'ora Zero, quando gli Dei ci abbandonarono. A quei tempi Ina, il primo principe degli Ugha Mongulala, decise di far mettere per iscritto tutti gli avvenimenti della vita della nostra gente, “con chiara scrittura ed in buona lingua”. I Primi Maestri arrivarono nel 13.000 A.C. Secondo la cronologia dei bianchi, apparvero all'improvviso nel cielo brillanti navi d'oro, e ci rimasero fino al 10.481 A.C. anno della loro partenza. Gli stranieri ci dissero che la loro patria si chiamava Schwerta, un mondo lontano nelle profondità del cosmo: un immenso impero, formato da mondi numerosi come i granelli di polvere di una strada. Ogni 6.000 anni i due mondi, il nostro ed il loro, si incontrano. Vennero sulla Terra 130 famiglie, e ci riconobbero come fratelli. Divisero ogni frutto della terra, ci insegnarono le loro leggi, anche se gli uomini facevano resistenza come bimbi ostinati. Per questo loro amore verso di noi, per quello che dovettero sopportare per colpa degli uomini, pazientemente e senza stancarsi per insegnarci, noi li veneriamo come i nostri portatori di luce. I nostri artigiani riprodussero i signori di Schwerta: corpo esile, simili agli uomini, tratti del viso molto delicati, pelle bianca capelli neri con riflessi blu, gli uomini portavano una folta barba, ed erano fatti di carne come noi; ma avevano un segno divino, 6 dita alle mani ed ai piedi. Tra tutti i popoli gli Dei, scelsero delle famiglie elette, ed ammesse a vivere con loro, ad essere servitori ed alleati, e ad essi insegnarono il loro testamento; essi sono gli Ugha Mongulala, ossia la “tribù degli alleati eletti” nella lingua dei bianchi. E noi siamo come loro, alti, occhi a mandorla, naso aquilino, folta capigliatura nero-blu, ma noi abbiamo solo 5 dita. Gli Dei, tracciarono canali, strade, seminarono piante nuove, allevarono animali. Akakor la capitale, fu edificata 14.000 anni fa dai nostri antenati, sotto la guida dei Maestri; aka significa fortezza, kor il numero 2. Akanis, la numero uno si trovava in Messico, ed Akakim la numero 3 venne edificata circa 7.000 anni dopo. Akakor si trovava in una valle dell'altopiano sulle montagna alla frontiera di Brasile e Peru; per tre quarti era protetta da roccia, sul quarto verso est, si apriva una vasta pianura, che declinava dolcemente verso la giungla della foresta. Tutta la città era circondata da un muro di pietre, nel quale si aprivano 13 porte molto strette. La pianta di Akakor era rettangolare, due strade principali s'incrociavano e dividevano la città in 4 parti, al centro vi era un tempio rivolto ad est. Altre città vengono nominate nella Cronaca: Humbaya e Patite in Bolivia, Emin e Cadira in Venezuela. Tutte queste vennero distrutte 13 anni dopo la partenza degli Dei, da un immane catastrofe. I nostri antichi padri costruirono altre tre città: Salazare, Tiahuanaco, e Manoa, queste furono le residenze terrene dei Primi Maestri e zone proibite. In ognuna di esse si ergeva una grande piramide a gradini, con una larga scala, ed in cima una piattaforma, dove gli Dei celebravano riti a noi sconosciuti. Con i miei occhi ho visto solo Salazare: dista 8 giorni da Manaus sul grande fiume, e tutti i palazzi e templi sono coperti dalla vegetazione. Esiste una tribù che vive prevalentemente sugli alberi che uccide chiunque vi si avvicini, io potei avvicinarmi essendo la mia tribù anticamente legata alla loro. Queste città sono un mistero: testimoniano una scienza ed un sapere superiori, del tutto incomprensibile all'uomo d'oggi. Per gli Dei le piramidi erano abitazioni e simboli della vita e della morte, del sole della luce e della vita. I Primi Maestri ci hanno insegnato che esiste un “luogo spazio” tra la vita e la morte, tra la vita ed il nulla, che appartiene ad un'altra dimensione. Per loro le piramidi erano un mezzo per raggiungere la seconda vita. Ora Akakor è distrutta secondo mio ordine, approvato dal Consiglio Supremo, e dai sacerdoti; era troppo visibile per i bianchi barbari. Così abbiamo rinunciato alla nostra capitale per rifugiarci nell'ultimo regalo fattoci dagli Dei, 13 città sotterranee nascoste sotto le Ande. Sono disposte a formare una costellazione. Akakor, la principale, è la copia della città distrutta da noi; vi sono gallerie larghe come 5 persone allineate, che collegano le città, Budu, Kisch, Boda, Gudi, Tanum, Sanga, Riono, Kos, Aman, Tat e Sikon, tutte illuminate con luce artificiale tranne Mu, la più piccola delle 13, che possiede condotti fino alla superficie, che convogliano la luce naturale ad un enorme specchio, con la funzione di spargere la luce del sole ovunque. Tutte le città hanno acqua corrente che sgorga dalle montagne, con piccole canalizzazioni che provvedono a rifornire ogni singola abitazione. L'aria per respirare esce dalle pareti. Le entrate in superficie sono nascoste accuratamente, chiudibili accuratamente con portali in pietra, in caso di pericolo. Nessuno sa nulla sulla edificazione di queste dimore sotterranee. Esse hanno resistito per migliaia d'anni, all'attacco di tribù selvagge e all'avanzare dei barbari bianchi, che risalivano il Grande Fiume in numero infinito, come formiche. Secondo le profezie dei nostri sacerdoti alla fine scopriranno Akakor, e li troveranno la loro immagine. Allora il cerchio si chiuderà. Così è scritto: “Da Akakor regnarono gli Dei. Regnarono sugli uomini e sulla Terra. Avevano navi che solcavano il cielo più veloci degli uccelli. Avevano pietre magiche per guardare in lontananza. Si potevano vedere città, fiumi, colline, laghi. Tutto quanto accadeva sulla Terra e nel Cielo, poteva essere visto in quelle pietre. Ma la cosa più meravigliosa erano le abitazioni sotterranee, e gli Dei le consegnarono ai loro servitori eletti come ultimo testamento, perché i Primi Maestri sono del loro medesimo sangue e del medesimo padre.

Articolo di Maurizio Rucco.